Il Governo Meloni ci farà andare tutti in pensione a 64 anni. Ma siamo proprio sicuri che sia un bene? Il prezzo da pagare ci sarà eccome.
Come da promessa fatta agli elettori durante la campagna elettorale, il premier Giorgia Meloni, assieme alla sua squadra di Governo, sta lavorando per una riforma delle pensioni che, dopo 13 anni, ci porti fuori dalla Legge Fornero. Quest’ultima, infatti, ha stabilito che per poter accedere alla pensione di vecchiaia è necessario soddisfare sia un requisito contributivo che uno anagrafico.

In parole povere, ad oggi, per lasciare il lavoro e ricevere l’assegno Inps occorre avere almeno 67 anni e minimo 20 anni di contributi o, in alternativa, aver maturato almeno 42 anni e 10 mesi di contribuzione. L’Esecutivo sta lavorando ad una riforma che strizzi l’occhio ad una maggiore flessibilità.
Per anni si è parlato di estendere a tutti la possibilità di fruire di Quota 41 che, per ora, si rivolge solo ad alcune categorie. Questa proposta non sembra, però, fattibile in quanto metterebbe a rischio la stabilità del sistema previdenziale. Dai banchi del Governo arriva un’altra idea che parrebbe essere quella vincente: tutti in pensione a 64 anni. Ma ci sarà anche un bel prezzo da pagare.
Pensioni: ecco cosa cambierà dal 2026
La pensione a 64 anni esiste già ma, al momento, si rivolge solo ad una ristretta fetta di lavoratori. Il Governo ha intenzione di allargare la platea dei beneficiari ma tutto questo avrà un prezzo da pagare. Come sempre non c’è rosa senza spina.

Ogni anticipo sulle pensioni rappresenta una ferita inferta alle casse dell’Inps che si trovano a dover sborsare assegni per un numero crescente di anni. Il Governo, come anticipato nel paragrafo precedente, sta valutando l’ipotesi di una formula flessibile che consenta di uscire dal lavoro già a 64 anni.
A questo punto però, abbassandosi l’età pensionabile, per controbilanciare, dovranno aumentare i contributi. Già si parla di portare il requisito contributivo minimo da 20 a 25 anni che poi saliranno a 30 nel 2030. Dunque in pensione più giovani ma al lavoro per più anni sembra essere la formula.
Ma non è tutto: per poter andare in pensione a 64 anni sarà necessario raggiungere una soglia minima a livello di assegno previdenziale. In pratica bisognerà aver maturato un assegno pari almeno a 3,2 volte l’importo dell’assegno sociale. Quest’ultimo quest’anno è pari a 538,69 euro al mese ma nel 2026 aumenterà per effetto della rivalutazione. Dunque in pensione a 64 anni ma solo se hai almeno 25 anni di contributi e un assegno che come minimo dovrà sfiorare i 1700-1800 euro al mese.
E chi non arriva a tali cifra? Il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, nei giorni scorsi ha buttato sul tavolo l’ipotesi di permettere ai lavoratori di sfruttare il proprio TFR. Pertanto per andare in pensione con 3 anni di anticipo, alla fine, dovremo lavorare 5 anni di più e usare il nostro TFR per pagarci parte dell’assegno.