Tantissime persone ci stanno pensando e sarebbero tentate di lasciare tutto in eredità al cane (o al gatto), ma siamo sicuri che questo sia consentito dalla legge?
Il rapporto che si instaura con il proprio animale può essere davvero fortissimo, al punto tale da non ritenere eccessivo considerarlo un membro della propria famiglia. Molte delle scelte che si compiono sono spesso legate anche ai suoi bisogni, compresi gli orari in cui si resta lontano da casa e il posto in cui andare in vacanza, puntando su località e strutture in cui è accettato. Non è detto sia quindi così inusuale pensare di dare tutto in eredità al proprio cane (o al gatto) se si è soli o comunque se i parenti più prossimi si sono spesso dimostrati scostanti quando sarebbe stato normale avere un loro supporto.
A quel punto quando si fa testamento si cerca di valutare al meglio la situazione e si privilegia soprattutto chi si ritiene sia davvero meritevole di ricevere qualcosa di noi. Situazioni come queste sono tutt’altro che rare, ne abbiamo spesso sentito parlare in Tv o sui giornali, ma siamo davvero sicuri sia concesso dalla legge? È bene sapere come regolarsi se questa idea rientra tra le proprie ipotesi personali.
L’idea di fare testamento può non piacere a tutti, come se si stesse ammettendo a se stessi di avere ancora pochi anni davanti, in realtà è una tutela in più che si decide di avere se si punta a far sì che il proprio patrimonio vada solo a chi davvero si vuole e si ritiene meritevole. Del resto, sono numerosi i casi di parenti che si fanno rivedere solo quando qualcuno è ormai morto pensando di rivendicare qualcosa a livello economico, mentre in vita i rapporti erano stati quasi del tutto assenti.
In situazioni simili c’è così chi arriva a pensare sia la soluzione migliore lasciare tutto in eredità al cane (o al gatto), ritenendolo quello che è stato più di sostegno nel corso degli anni, ovviamente in modo disinteressato, come non sempre gli umani sono in grado di fare. Questo può permettere che di evitare che i familiari possano comportarsi in maniera diversa da quanto vuole il defunto, magari affidandolo a un canile o a un gattile, senza pensare a quanto questo possa farlo soffrire.
Seguire quanto indicato dalla legge a riguardo resta però fondamentale, in modo tale che non ci siano fraintendimenti e che non possano emergere cavilli a cui non si era pensato. A livello generale è bene precisare un dettaglio importante, la legge italiana non riconosce agli animali la capacità giuridica di essere eredi diretti, non è possibile quindi ereditare per loro beni con il loro nome.
È comunque possibile sfruttare un’alternativa, che può consentire di lasciare l’eredità al cane (o al gatto), attraverso uno strumento che prende il nome di “legato modale“, in modo tale da inserirlo nel testamento. Si assicura così a se stessi la garanzia di dargli una vita felice anche quando il proprietario a cui era più legato non ci sarà più. Il legato modale offre la possibilità di nominare una persona fisica di fiducia che avrà il compito di occuparsi con affetto dell’amico a quattro zampe (può andar bene anche un ente o un’associazione). Al lascito (legato), il testatore appone un onere (modus), che è appunto l’obbligo di gestire l’animale in ogni suo aspetto, sia dandogli da mangiare sia curandolo se dovesse averne bisogno.
Il cane (o il gatto) non risulta essere quindi il titolare diretto del lascito, ma il beneficiario finale e il destinatario delle cure, delle attenzioni e del mantenimento che il legatario (la persona o l’associazione) si impegna giuridicamente a fornirgli. Le somme di denaro che il defunto lascerà potranno quindi essere usate a questo scopo e non per altri fini.
Ogni dettaglio relativo a questo desiderio dovrà quindi essere espresso chiaramente nel testamento. È bene quindi scegliere con attenzione la persona che avrà questo onere, sulla base di un rapporto reale di fiducia, così da essere sicuri che porti avanti queste volontà negli anni a venire. Qualora questo non venisse rispettato, gli eredi legittimi, ma anche chi ha un interesse materiale o morale può citare in giudizio la persona che ha commesso l’irregolarità.
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