Il Fisco può bloccare i rimborsi 730 e non erogare i soldi ai contribuenti. Capita più di quanto si possa pensare, scopriamo il motivo.
Attendere con ansia il momento del rimborso 730 per poi scoprire che non arriverà mai. Una brutta sorpresa a cui molti contribuenti devono prepararsi. C’è un motivo preciso per cui nonostante si abbia diritto ad un rimborso portando in detrazione molte spese in dichiarazione dei redditi alla fine quei soldi non si riceveranno. Il problema è che non si potrà fare niente per recuperare quanto spettante.

Compilando il modello 730 può emergere un credito o un debito. I cittadini con il credito riceveranno un rimborso direttamente in busta paga, sul cedolino della pensione oppure direttamente sul conto corrente il mese successivo alla presentazione della dichiarazione dei redditi se dipendenti oppure dopo due mese se pensionati. Più lunghi i tempi per chi invia il 730 senza sostituto d’imposta o per chi ha un rimborso superiore a 4 mila euro.
I contribuenti con un debito, invece, vedranno trattenute applicate sullo stipendio o sulla pensione per saldarlo a rate. C’è un caso in cui pur avendo diritto al rimborso in realtà questo non arriverà mai. Capita se si ha un debito con il Fisco. L’ente utilizzerà il rimborso del 730 per recuperare le somme dovute dal cittadino. Attenzione, la normativa non è ancora vigente.
Facciamo chiarezza sul blocco dei rimborsi 730
Il Decreto Legislativo 110/2024 stabilisce che i rimborsi 730 possono essere bloccati qualora il contribuente abbia debiti con l’Agenzia delle Entrate. Ad oggi, però, manca il decreto attuativo e, di conseguenza, la direttiva non è ancora applicabile. La riforma 2024 prevede che se dovessero essere messi in pagamento dei rimborsi di importo superiore a 500 euro il Fisco dovrà verificare se il beneficiario è inadempiente oppure no con riferimento alle cartelle esattoriali.

Dove risultasse un mancato pagamento allora l’Agenzia delle Entrate potrà comunicare al servizio Riscossione la situazione in modo tale da inviare al contribuente una proposta di compensazione tra credito d’imposta (quello legato al rimborso 730) e debito contratto in precedenza. Il cittadino avrà 60 giorni di tempo per aderire o meno alla proposta.
In caso di rifiuto il rimborso verrebbe bloccato. Di conseguenza la compensazione apparentemente volontaria in realtà è forzosa. Sia aderendo che non aderendo, infatti, il rimborso non si riceverà. Con il rifiuto, però, oltre la sospensione del versamento del credito scatterebbe anche un’azione esecutiva per avviare il recupero dei debiti. Tutto questo al momento è solo teoria perché per passare alla pratica manca il decreto attuativo.