Con l’arrivo dei mesi più caldi, molti automobilisti cercano conforto accendendo l’aria condizionata anche quando l’auto è ferma.
Quello che spesso non si sa, però, è che questa pratica può comportare conseguenze inaspettate, anche di natura economica. Alcune regole, spesso ignorate o poco conosciute, stanno diventando sempre più rilevanti, soprattutto in un periodo in cui si cerca di ridurre consumi e impatti ambientali. Le nuove normative in materia di tutela ambientale e di sicurezza stradale stanno diventando sempre più rigorose, mirando a limitare comportamenti che, seppur comuni, possono risultare dannosi per la collettività.

Accendere il climatizzatore con il motore spento o mantenere l’auto ferma a motore acceso per lunghi periodi è infatti oggetto di specifiche restrizioni. In questo articolo verranno analizzati i possibili rischi legati a questa abitudine, le sanzioni che si potrebbero ricevere e perché è importante adeguarsi a un uso più consapevole del climatizzatore, anche per il rispetto dell’ambiente.
Le nuove regole per l’uso dell’aria condizionata in auto
Le normative più recenti puntano a contrastare uno degli sprechi più diffusi nel traffico e nelle soste: il consumo di carburante e la conseguente emissione di gas nocivi quando il motore è acceso inutilmente. Accendere l’aria condizionata in auto mentre il veicolo è fermo con il motore acceso può comportare multe salatissime, soprattutto in alcune aree urbane con limiti di inquinamento più stringenti.
La ragione principale è legata all’aumento delle emissioni di CO2 e di altre sostanze inquinanti che, sebbene nascoste da un comfort temporaneo, contribuiscono significativamente al peggioramento della qualità dell’aria. Le sanzioni per chi viene sorpreso a tenere l’aria condizionata accesa a veicolo fermo possono variare da diverse decine fino a centinaia di euro, a seconda del Comune o della Regione e della gravità dell’infrazione.

In molte zone d’Italia, tenere il motore acceso durante una sosta, solo per alimentare il climatizzatore, può costare una multa fino a 444 euro. In alcune città italiane sono state introdotte vere e proprie ordinanze locali che vietano la pratica, soprattutto nelle giornate con livelli di smog critici o durante le ore di picco. La motivazione è doppia: da un lato si mira a ridurre l’inquinamento atmosferico, dall’altro a evitare sprechi energetici inutili che pesano sia sull’ambiente sia sul portafoglio degli automobilisti.